Manifesto de "La Locanda dei GDR"

Ps per il resto l’unica osservazione che mi viene in mente è più un chiarimento che altro : non ho capito se la divisione funzionale del forum rientra nel. Manifesto oppure è una sorta di preambolo che poco c’entra col manifesto in sé

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però mi dà l’idea di andare a cercar nemici o lo scontro a tutti i costi

Cercare di rendere tutto positivo è un comportamento che ha sempre portato alla totale assenza di significato nei manifesti. Se c’è qualcosa che non si vuole fare va detto. Chi vede una preferenza di un luogo come un insulto personale, se quella preferenza non va a ledere in alcun modo categorie di persone o altro, allora farebbe bene ad andarsene da quel luogo.

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@_Elil_50
Lungi da me dire che siamo tutti belli uguali alti biondi e cogli occhi azzurri… Del pari non ho detto che dobbiamo dire che il mondo è tutto rosa e fiori e dobbiamo trattare chiunque come il nostro migliore amico

Però a mio avviso se uno dichiara di combattere l’hype etc di lì a dire che chi conosce solo d&d o solo il richiamo di chtulu è meglio che stia zitto il passo potrebbe essere breve, o viceversa perché mi dovrei avvicinare al forum od avere a che fare con voi se per me il d&d di turno è la vita?

Non so se mi sono spiegato bene ma vedo dichiarazioni del genere castranti

Infatti se un luogo si schiera contro il parlare solo di dnd, persone che conoscono solo questo titolo, presumo, non siano ben accette. Quindi l’intento e l’esito sono coerenti.
Se un utente ha come hobby una pratica vista come taboo in un luogo, è bene che non vada in quel luogo, o sbaglio? Questo in generale.

Non c’entra, sono proprio affermazioni diverse. Può apparire più antipatico un rifiuto piuttosto che una preferenza, ma non implica il legittimare qualunque rifiuto a prescindere, esattamente come non legittima preferenze ad cazzum. Si tratta di affermazioni esposte con toni diversi, un occhio alla forma va bene, ma poi il contenuto è la parte importante.

… Ciononostante questo mi piace.

… Senza rischiare di scadere in questa per me reale possibilità.

Personalmente non mi fanno effetto quei punti, li trovo chiari e basta, ma anche perché più o meno li condivido tutti. Se ci fosse la reale possibilità che un utente che non si rivede in uno di essi subisse un colpo di grazia che lo allontana d questo luogo a causa della forma, allora andrebbero rivisti (per evitare feriti o caduti inutili, a mio parere). Se capovolgerli al positivo significa cambiare il significato, per me non vale la pena, non lo ritengo un provvedimento così importante.

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Tecnicamente (e scusate il puntiglio) se un luogo si schiera contro il parlare solo di una certa cosa, ma non si oppone al parlare anche di quella cosa, una specifica persona che voglia parlare solo di quella cosa non è esclusa in quanto parlerà di quella cosa e si limiterà a non partecipare alle discussioni che non ne parlano, senza per questo danneggiarle.

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Personalmente ci sono cose condivisibili e altre che mi sembrano un po’ in cortocircuito. Cercherò di segnare quello che mi pare un po’ da correggere e di inserire delle proposte.

Che vuol dire rifiutare il gioco come prodotto? E’ un prodotto dell’ingegno umano e come tale una persona ha il diritto di promuoverlo e venderlo, proprio come forma di rispetto per il proprio lavoro e il proprio sforzo e di quello di eventuali collaboratori e coautori (a meno che non decida liberamente di donarlo; è un’opzione onorevole). Se si è troppo rigidi su questo si rischia di fare guerra alla realtà. Credo di aver capito cosa intende il manifesto.
Si potrebbe dire, in altro modo, che si vuole promuovere una cultura non consumistica del gioco: propiziare una conoscenza approfondita dei titoli per non correre sempre dietro all’ultimo gioco che deve uscire. Sviscerarlo bene per apprezzarne le qualità. Imparare a scegliere per non comprare di tutto di più. In che modo? Mostrando partite, con eventi, recensioni, approfondimenti.

Anche il discorso sugli editori non lo condivido. Gli editori sono facilitatori culturali. Tanti autori sono stati fatti conoscere al grande pubblico perché persone curiose (editori) hanno fatto da filtro; non da muro, da filtro. Il filtro è nostro amico; non tutto è scritto allo stesso modo e tanto meno bene. Anche l’editore più sensibile al suo pubblico fa delle scelte e fa da filtro. Dovrebbe pubblicare tutto per non essere un filtro …oppure nulla.
Si potrebbe dire che il forum sostiene l’editoria indipendente e cerca di tenere aperto un canale di dialogo con gli editori: che sostiene gli autori emergenti. Cose così.

Un’altra cosa scusate non mi torna. Uno non vale uno. L’opinione di un giocatore esperto di un titolo non è la stessa di un neofita. Cerchiamo di essere concreti: se vengo sul forum per chiedere lumi su di un gioco che non ho capito bene, la risposta di uno che ne ha letto mezza pagina non vale quanto quella dell’autore che lo ha scritto o del giocatore che lo conosce da anni. Ovviamente serve onestà nel rispondere; se non conosco il gioco o l’argomento in questione, taccio. Anche il silenzio comunica.
Si potrebbe dire che si chiede un linguaggio accogliente; di esprimersi su qualcosa solo con cognizione di causa e dopo attenta riflessione. Si possono fornire dei glossari dei termini più tecnici o dei tutorial.

“Non c’è una linea ufficiale della Locanda”: non è vero altrimenti non ci sarebbe un regolamento :wink:. Se sono linee generali non è un regolamento e non sarà vincolante, con conseguenze nefaste per il dialogo stesso; tanto meno posso parlare di princìpi, se non mi sento ad essi vincolato.

“La non-community”: lascerei che siano i singoli utenti a scegliere se altri singoli utenti possano essere considerati amici o no. Essere alla pari non significa non avere caratteristiche diverse, che possono anche significare diverse responsabilità e competenze. in questa diversità posso trovare gusti e prospettive affini alle mie.

Credo che il manifesto abbia tutte le migliori intenzioni, ma a mio avviso dovrebbe essere più stringato. Per mostrare delle indicazioni per un dialogo positivo potrebbero bastare poche semplici raccomandazioni. In particolare la chiosa finale, come diceva un altro utente, stride parecchio. La toglierei.

Non so se conoscete il manifesto della comunicazione non ostile. Potrebbe essere una buona ispirazione.

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Ciao Francesco,

Prima di tutto ti ringrazio per esserti preso il tempo e la briga di lasciare questo messaggio, perché ovviamente ci hai messo del tempo ed è giusto riconoscerlo.

A mio parere ci sono due categorie di cose che hai citato.

  • Cose che hai frainteso, o che io ho espresso male – in tal caso ne prendo atto e cercherò di esprimerle più chiaramente nella prossima versione.

  • Cose su cui proprio non siamo d’accordo. In questo caso non credo abbia molto senso dibattere – ti spiegherò le mie ragioni, ma non ho intenzione di implementare cose che vanno contro ai principi di questo spazio.

Chiarisco che il manifesto non è una serie di regole. È una dichiarazione di intenti per me e per chi mi aiuta a gestire il forum. Dato che nell’amministrare questo spazio ho deciso di non nascondermi dietro un regolamento legalistico e ammettere che la moderazione è arbitraria, è importante per voi sapere che principi mi guidano nel gestire questo posto – la pluralità delle opinioni è in cima al manifesto, se ti stai chiedendo se ho intenzione di andare a manganellare chi non la pensa come me.

Questo vuol dire che puoi benissimo continuare a stare qui, mantenere le tue opinioni contrarie alle mie e continuare a esprimerle – non mi permetterei mai di pretendere che ciascun utente sia in accordo completo col manifesto – semplicemente aspettati azioni da parte mia nell’organizzazione del forum e nell’uso del mio soft power di aprire e chiudere categorie, separare e spostare discussioni, e intervenire quando penso che la discussione non porti a nulla di buono, che corrispondano a questi principi.

Riguardo al “manifesto della comunicazione non ostile”, mi sembra davvero non quello che cerco di fare con questo manifesto – le regole comportamentali le trovi sulle Linee Guida. In ogni caso, mi sembra che questo documento che citi sia abbastanza intriso di quello che chiamerei positività tossica – principi che sembrano ragionevoli nella maggior parte dei casi, ma che al momento di mettere in luce uno status quo tossico e negativo, diventano alleati di chi si nasconde dietro a falsa gentilezza e menzogne. Ci sono momenti dove bisogna indicare una persona e dire: sei uno stronzo. Ci sono momenti dove le maniere forti sono dovute. Ci sono momenti dove le persone sono subdolamente ostili, e bisogna rispondere essendo apertamente ostili.

Non è un caso che questo documento sia stato firmato da istituzioni politiche e grandi aziende.

Ti rispondo ora punto per punto alle critiche che hai fatto.

Cose che hai frainteso o ho espresso male

Il gioco come prodotto

Sì, chiaramente intendevo prodotto commerciale. Però vorrei chiarire un po’: quello che mi turba delle conversazioni attuali sul GDR in pubblico è che tutti stanno cercando di promuovere o vendere qualcosa a qualcuno, a volte sé stessi. Questo asse di discussione va a cancellare e sovrastare gli altri che ritengo più importanti – mi sto divertendo? quest’attività è appagante per me? come posso renderla più appagante? – e queste sono le cose di cui vorrei discutere.

Non c’è una linea ufficiale della Locanda

Infatti, non c’è un regolamento. Ci sono linee guida, un manifesto, e gli interventi arbitrari miei e di chi collabora nella gestione.

Per rispondere meglio, però, penso che quello che tu stai dicendo è che con “non avere una linea ufficiale” allora il forum non possa essere costruito sopra i principi elencati nel manifesto, perché essi esprimono una linea ufficiale. No – questi sono i principi seguendo i quali è gestito lo spazio.

Quello che intendevo è che, a differenza della maggior parte degli altri gruppi di questo tipo, gli utenti della Locanda non si riuniscono per far convergere le loro opinioni in un’unica soluzione che poi diventa “l’opinione della Locanda”. Non avremo mai una “teoria Locandica”. Non avremo mai dei “Locandari” che vanno ad autoidentificarsi in questo modo altrove e rompere le scatole agli altri. La Locanda comincia e finisce qui come spazio, non è un’espressione di qualche zeitgeist culturale o di qualche movimento. È un posto per gli utenti, a servizio degli utenti, gestito secondo alcuni principi che hanno dimostrato i propri effetti positivi in come questo luogo è cresciuto ed è maturato.

Il manifesto esprime quello che penso io e chi è d’accordo con me, non quello che pensano tutti gli utenti qua. Questo intendevo con “non c’è una linea ufficiale”.

L’opinione di un giocatore esperto e di un neofita

Il riferimento politico “uno vale uno” mi fa pensare che vedi questo spazio come una camera di delibera – il che non è: è un luogo di dialogo e scambio. Come ho detto nel punto sopra, non c’è alcun bisogno che convergiamo verso un’unica opinione, e perciò non c’è alcun sistema democratico ove il valore di una persona debba essere misurato per determinarne il peso al suffragio.

Tutto quello che intendo è che le esperienze e il contributo di un nuovo utente è valido, interessante da ascoltare, degno di interazione, forse ancora più dell’ennesimo post dell’esperto del momento o della grande autorità di spicco.

In un mondo come quello dei GDR pieno di millantati autori, esperti, game designer, figure grosse che danno lezioni dall’alto, mi sembra un segno molto chiaro dire: no, bisogna ascoltare i giocatori. Credo ci sia una vera diversità di gioco e un valore immenso nelle esperienze di ciascuno che è appiattito dalle lotte tribali, dalla politica da influencer, e anche dalla troppa deferenza mostrata verso figure chiave di piccole sottoculture.

Nel caso che dici tu, ovvero dove un utente che chiaramente non sa nulla di un gioco va a dare consigli a qualcuno che li chiede, sono stato io il primo a intervenire diverse volte. Però penso che siamo un po’ più di un forum di consigli, ecco.

E poi, pensa che mi è capitato vedere gli autori stessi dei giochi dare consigli dannosi sui loro giochi :slight_smile: – non ci sono proprio esperti, qui. Solo storie di esperienze personali.

La non-community

Molto chiaramente, chiunque ha il diritto di farsi amico chi gli pare, e io stesso ho fatto amicizie qua, e condivido il resto di quanto hai detto.

Quello che non voglio accada, e che non solo non voglio promuovere, ma voglio attivamente scoraggiare, è che si formi l’assunzione che per partecipare bisogni essere amici, insomma: un gruppo sfegatato di amici veterani che parlano con il proprio gergo interno e inside jokes, e rendono lo spazio poco accogliente o addirittura ostile per i nuovi arrivati – cosa che è avvenuta ed è stata apertamente incoraggiata in altri spazi.

Cose su cui siamo in disaccordo

Il gioco come prodotto (continua)

Quello che hai affermato sulle opere d’ingegno è vero, ma qui nessuno nega il diritto di guadagnare. Dipende però cosa intendi con ciò – la tua argomentazione sul “diritto di guadagnare” degli autori è una usata spesso per giustificare l’istituto e il regime del copyright. Non so se tu intendi questo – in ogni caso io non mi ritrovo con questa conclusione, trovo il copyright nella sua forma attuale un’istituto ingiusto, non penso protegga gli autori, e penso ci siano modi alternativi per farlo in maniera più efficace.

Se vuoi sentire il mio pensiero riguardo a questo tema più approfonditamente, avevo registrato tempo fa un podcast con @danieledirubbo a riguardo, che non so quando uscirà.

Per quanto riguarda questo forum, mi limito a promuovere l’uso delle licenze Creative Commons, ma sappi che la mia opinione riguardo al copyright è abbastanza dura.

Il ruolo degli editori

Su questo mi sa che siamo agli antipodi. Io trovo il ruolo degli editori nel regolare e filtrare i giochi giocati estremamente fastidioso e malvoluto. L’editore mi propone un gioco che vuole vendermi, io invece cerco un gioco che mi sia utile – e qui torniamo alla visione del gioco come prodotto. Inoltre, l’esperienza ha dimostrato molto chiaramente che nel caso dei giochi di ruolo molto raramente questi due propositi sono in sintonia. L’editore vuole sempre venderti qualcosa di nuovo, tenerti nel ciclo di hype, darti sempre la promessa che questo nuovo gioco ti cambierà il mondo.

Perché non sono in grado di determinare da solo quello che voglio giocare? Perché ho bisogno di un’autorità “culturale” (che non è altro che un venditore, in realtà) per dirmi cosa vale la pena di leggere? Perché ho bisogno di comprare cose nuove per giocare meglio?

Anche nel caso di editori che considererei virtuosi (tipo Dreamlord di @NicolaUrbinati), lo trovo comunque un male necessario per portare il testo su carta e farlo arrivare alle persone che desiderano questo formato. È anche un male necessario considerando che molti autori non usano licenze libere ed è necessario un accordo commerciale con un certo numero di vendite garantite per poterli tradurre. Sono sicuro che Nicola potrà raccontare dei salti mortali che sicuramente fa per mantenere Dreamlord al livello che è.

Mi rendo conto che non è una posizione condivisa, ma è la mia. Qui non voglio parlare di editori, autori, designer, influencer, esperti, autorità – sono tutti giocatori, e voglio parlare delle loro esperienze. Vorrei che tutti ci aiutassimo a vicenda a giocare meglio – senza aspettare che il nuovo gioco dell’autore famoso cada dal cielo.

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Alla luce degli utlimi interventi, consiglierei di mettere una sorta di disclaimer che dica esplicemente che il manifesto non è un regolamento ma

Perché non credo che @Felix sia l’unico ad aver frainteso.

Ciao :slight_smile:

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Pensavo fosse implicito dalla parola “manifesto”, ma immagino che tu abbia ragione – farò attenzione a specificarlo.

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Ciao Carlo – divido la risposta in due:

  • La prima è che nessuno qua vuole dire che se giochi solo a X e Y sei un subumano che non merita diritto di parola. Mi rendo conto che altri forum e altri posti si sono comportati in maniera elitista, ma questo è esplicitamente un forum non-elitista. Tra l’altro devi averlo visto anche tu, nella pratica, che non mi comporto così.

  • Dall’altro lato, se qualcuno si identifica fortemente con il brand di un gioco nella maniera che hai detto (“d&d per me è la vita”), fino al punto che non ha voglia di fare riflessioni su come gioca, questo non è il luogo per farlo – sto cercando appositamente di smantellare le associazioni identitarie alle varie etichette (incluse cose come “indie” e “giochi moderni”) e concentrarci sull’esperienza di gioco e basta.

In generale, trovo la tua argomentazione un’esempio di fallacia logica “del piano inclinato”. Anche se apprezzo la preoccupazione, quelle che citi sono esclusioni che non ho citato e non ho interesse a compiere – fintanto che si continua ad approcciare il discorso concentrandosi sull’attività di gioco, il testo di riferimento è relativamente poco importante.

Mi sembra anche che sia abbastanza chiaro dal resto del manifesto – mi sapresti dire cosa ti ha portato ad avere questo sospetto?

È una cosa separata. Vedrò di rendere tutto più chiaro nella prossima versione.

Cercherò di esprimere per quanto possibile le cose in positivo, se non lede al messaggio. Tuttavia a volte le cose vanno specificate in maniera chiara e la più chiara è quella negativa. Vorrei rendere abbastanza chiaro che questo posto non è come il resto di Internet.

La maggior parte del manifesto è in ogni caso già scritto in positivo.

A mio parere su questo tema stai lievemente esagerando, ma prendo comunque atto del consiglio e ne terrò conto quando scriverò la nuova versione.

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